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La peer education

Nel 1986 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stipula la Carta di Ottawa, la quale stabilisce chiaramente come debba essere inteso il concetto di salute: quella condizione (fisica, mentale e sociale) che permette di realizzare aspirazioni e soddisfare bisogni e al tempo stesso ci consente di modificare o convivere con l’ambiente.

All’interno di questa prospettiva, prende vita e si sviluppa la peer education, strategia di prevenzione tra pari che interviene sui comportamenti che riguardano fattori di rischio per la salute (i cosiddetti “comportamenti a rischio”, che possono fare la loro comparsa in adolescenza: uso e abuso di fumo, alcool, droghe, malattie sessualmente trasmissibili, uso inconsapevole dei new media. . . .).

Attraverso percorsi che fanno leva sulla partecipazione attiva degli adolescenti, si dimostra particolarmente efficace per la valorizzazione della relazione orizzontale (da adolescente ad adolescente). I progetti di peer education, infatti, portano i soggetti coinvolti a realizzare e prendere parte a spazi di riflessione e di prevenzione partecipata. Le tematiche prescelte sono elementi centrali nella crescita dei ragazzi e pertanto incontrano più facilmente il loro interesse e la loro attenzione.

Questa tipologia di interventi lavora nella direzione della promozione del pensiero critico per tutti i soggetti coinvolti (peer e ragazzi delle classi): la capacità di “pensare con la propria testa”, di non aver timore di differenziarsi dal gruppo per portare avanti scelte di vita sane anche se magari meno popolari, di imparare a riflettere sulle conseguenze delle azioni e scelte compiute.

Il peer educator entra in confronto con i coetanei operando attraverso l’utilizzo di strumenti ludici ma anche facendo leva sulla particolare posizione rivestita nei confronti dei suoi interlocutori. L’adulto infatti è chiaramente percepito come lontano dalle dinamiche emotive e affettive che accompagnano l’esperienza di crescita e di individualizzazione dell’adolescente. Pertanto, è il coetaneo, il peer, ad essere percepito come prossimo a sè per condizioni di vita, di maturazione, di vissuti emotivi e affettivi, difficoltà e aspirazioni, modalità comunicative. Un peer può ottenere il riconoscimento di autorevolezza, credibilità (in alcuni casi può essere considerato dai compagni anche più credibile dell’adulto), in modo particolare grazie alla possibilità di intervenire sui meccanismi affettivi e dinamici condivisi (anche implicitamente). I peer informano, sensibilizzano, promuovono il confronto e la riflessione, influenzano positivamente comportamenti, scelte e atteggiamenti.

Un peer non insegna, ma può essere un promotore di cambiamento.

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